Focus On: Concurrent Engineering

L’approfondimento di questo mese è a cura del nostro PLM Marketing Manager, che nell’ambito di una serie di articoli divulgativi relativi alle problematiche del Product Lifecycle Management, tratta il tema “come ridurre i tempi di messa sul mercato di un prodotto facendo più cose contemporaneamente” ovvero “come ridurre il time to market attraverso il Concurrent Engineering”.

 

All’inizio della mia attività professionale, partecipando ad a un seminario relativo all’ottimizzazione dei processi aziendali, mi colpì particolarmente un dato che potrei riassumere cosi:

  • uno sfondamento del 50% dei costi di sviluppo di un prodotto, ne impatta la profittabilità per il 3%;
  • uno sfondamento di 6 mesi dei tempi di sviluppo di un prodotto, ne impatta la profittabilità per il 32%.

All’epoca pensai che questo dato eclatante valesse solo per le grosse multinazionali americane presso il quale era stato misurato (la fonte dei dati era Hewlett Packard), ma nel tempo ho avuto modo di riscontrare che è plausibile, se non addirittura conservativo, anche per la PMI manifatturiera italiana, per la quali “arrivare in ritardo” con un prodotto ha un impatto significativo SOLO sulla profittabilità nella migliore delle ipotesi, in quanto molto spesso comporta anche il rischio di perdere il cliente, di non aggiudicarsi una commessa, di pagare penali e addirittura perdere quote di mercato.

Ciò premesso, come è possibile riuscire a ridurre il tempo che intercorre tra l’ideazione e la messa sul mercato di un prodotto? Oppure, nel caso di prodotti speciali realizzati su commessa, come è possibile riuscire a ridurre il tempo che intercorre tra il primo contatto con un cliente e la consegna della commessa stessa?

Istintivamente si pensa che per ridurre il time to market sia sufficiente aumentare la produttività e l’efficienza, magari con l’introduzione in azienda di sofisticate macchine automatiche, oppure dotandosi di sistemi informatici innovativi, o ancora aumentando le risorse umane, eccetera eccetera.

Si tratta di soluzioni senz’altro praticabili, ma decisamente onerose. C’è tuttavia la possibilità di adottare una “tecnica” che permette di ridurre notevolmente il time to market, senza grossi investimenti, al solo prezzo della riorganizzazione di qualche processo aziendale, magari ottimizzandolo e migliorandone la sicurezza attraverso un PLM.

Gli anglosassoni chiamano questa tecnica “Concurrent Engineering”, che potrebbe essere tradotto in parole povere come “fare cose contemporaneamente” e che vorrei esemplificare con questo schema:

Quello raffigurato è un tipico processo sequenziale: ogni attività parte quando la precedente è terminata; il livello di conoscenza delle informazioni di progetto riparte da zero per ogni attività (in quanto coinvolgono persone diverse). Come in tutte le schematizzazioni, viene rappresentata una situazione quasi limite, nella quale tuttavia non è cosi infrequente imbattersi almeno per una parte del processo di sviluppo e produzione.

I fautori del Concurrent Engineering operano per convertire lo schema precedente in quello seguente:

L’affiancamento dei due schemi rende palesemente evidenti i vantaggi introdotti dal Concurrent Engineering, senza bisogno di ulteriori commenti.

 

Ma se la diagnosi è semplice, perché è così difficile trovare la cura? Essenzialmente perchè nella realtà spesso le informazioni non sono disponibili quando servirebbero; soprattutto, nella pratica, è difficile essere sicuri di stare operando su informazioni attendibili, quando esse sono ancora in via di completamento da parte di terzi.

Ecco dove può opportunamente intervenire un buon sistema PLM per l’applicazione del Concurrent Engineering. Grazie all’implementazione di un buon sistema PLM:

  • le informazioni sono disponibili in tempo reale a tutte le persone coinvolte nei vari processi;
  • attraverso sistemi di firma elettronica e workflow le informazioni vengono distribuite solo quando sono validate e c’è la sicurezza che siano esatte;
  • la circolazione delle informazioni è favorita da una banca dati della conoscenza accessibile in modo semplice e sicuro;
  • il paradigma “aspetto che mi forniscano le informazioni” viene modificato in “posso accedere alle informazioni con la sicurezza di vedere solo quello che mi interessa”.

Ma in cosa consiste un “buon sistema” PLM? In DPT abbiamo le idee molto chiare al riguardo e in una delle prossime newsletter le condivideremo con voi molto volentieri.